Le nostre interviste di approfondimento

D – (Ing. Mario Colucci – R.U.P. dell’intervento): Alla luce dell’iter amministrativo e della positiva conclusione dei lavori di recupero funzionale e di restauro conservativo del Castello Svevo-Normanno di Cosenza, quali sono stati i risultati ottenuti?

R – “Il progetto di restauro conservativo del Castello Svevo era un Progetto finanziato dalla Regione Calabria e, in parte, dal Comune di Cosenza. L’obiettivo principale era quello di recuperare tutti gli spazi possibili per renderlo fruibile al massimo delle sue potenzialità. C’erano delle famose sale – come quella del Camino, quella delle Armi e quella del Trono – che non erano più fruibili, poiché alcune mancavano di copertura e altre di pavimentazione, per cui avendo l’opportunità di compiere questa operazione di restauro, siamo riusciti a recuperare anche questi tre bellissimi ambienti. Oggi, grazie al completamento dei lavori, il Castello può accogliere tantissime manifestazioni ed eventi culturali. Chiaramente, questo è il risultato finale, ma per raggiungere questo obiettivo sono stati effettuati lavori di varia natura anche sugli altri spazi e sulle diverse strutture del monumento storico. Inoltre, abbiamo puntato al comfort degli ambienti, dotando questi ultimi di impianti di riscaldamento e di impiantistica elettrica. Abbiamo costruito una nuova centrale termica e introdotto un nuovo accesso alla Struttura per mezzo di una passerella in ferro prima inesistente. Questa ha facilitato l’accesso al Castello e dato la possibilità di visita anche ai disabili. Per tutte queste ragioni, l’Amministrazione Comunale è molto soddisfatta dei risultati raggiunti, potendo affermare che il Castello rappresenta, oggi, il fiore all’occhiello della città di Cosenza.”

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D – (Arch. Alessia Lorenzi – Direttore del Cantiere per la Ditta realizzatrice dei lavori “Cooperativa Archeologia” di Firenze): Durante l’esecuzione dei lavori di restauro sono emerse difficoltà?

R – “Innanzitutto, qualche difficoltà è emersa nella costruzione dell’ascensore. In questo caso, si è trattato di difficoltà di natura “interpretativa” e di carattere sociale. Infatti, era importante rendere fruibile il Castello anche alle persone con disabilità, per questo è stato deciso di costruire l’ascensore. Quest’ultimo si è rivelato l’intervento più impegnativo di tutti i lavori, non per l’esecuzione che si è rivelata semplice, ma piuttosto per l’impatto architettonico che esso aveva sul Castello. Alla fine, insieme all’Amministrazione Comunale e alla Soprintendenza ai Beni Culturali è stato deciso di costruire un ascensore che fosse il più anonimo possibile. Per questo, gli è stata data una struttura in metallo auto-portante, in modo tale che esso possa essere rimosso in qualsiasi momento, poiché il concetto primario di un restauro è sempre la “reversibilità” dell’intervento.
Si sono presentate anche difficoltà tecniche, poiché un lavoro di restauro così importante implica che il Progetto iniziale non sia mai esecutivo e cantierabile al 100%. Intanto, perché c’è sempre l’incognita dello scavo archeologico: ogni volta che si opera su un bene storico che ha avuto tanti interventi ed utilizzi, sia storici sia moderni, quando inizia il restauro si verificano numerose sorprese. Per esempio, la passerella era stata progettata con una struttura molto leggera in metallo e legno, materiali che avrebbero dovuto richiamare quelli utilizzati per la Sala delle Armi. Tuttavia, durante gli scavi sono emersi dei gradoni molto belli e, di concerto con la Soprintendenza e con l’Amministrazione Comunale, è stato deciso di lasciarli come memoria storica. Ciò ha determinato una modifica al Progetto iniziale della passerella, alla quale è stata data una pendenza maggiore, in deroga alle norme vigenti.”

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D – (Dott. Pietro Pietramala – Amministratore Unico “Svevo s.r.l.”, ditta che gestisce il Castello): Da quasi tre anni il Castello è stato restituito alla città nel suo massimo splendore, dopo un lungo restauro conservativo. Qual è, ad oggi, un possibile consuntivo dell’affluenza di visitatori e degli eventi che si svolgono nel Castello?

R – “Fin dall’apertura, c’è stato un grande interesse nei confronti del Castello, sia da parte della cittadinanza sia da parte dei flussi turistici. Ogni anno si contano, all’incirca, 20.000 presenze per quanto riguarda il comparto turistico e le scuole. Infatti, fino ad oggi, abbiamo stimato circa 53.000 presenze legate al discorso della fruizione museale (cittadini, scolaresche, turisti della Provincia e non, con una minima parte di stranieri). Inoltre, noi organizziamo una serie di attività culturali (manifestazioni, mostre, rappresentazioni teatrali, concerti, spettacoli ecc.) che fanno del Castello non un contenitore vuoto, bensì un contenitore ricco di elementi e contenuti che lo rendono ulteriormente attrattivo. Infatti, con tale programmazione contiamo circa 13.000 visitatori legati alla partecipazione a questi eventi culturali. Appare chiaro che con il richiamo dello spettacolo si riesca a far fruire anche ai ragazzi più giovani, Strutture che probabilmente non avrebbero mai visto. Da ciò deriva l’importanza di unire un luogo storico ad elementi attrattori di natura artistica quali il teatro, la musica ecc.”

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D – (Arch. Mario Occhiuto – Sindaco di Cosenza, Soggetto attuatore): A quasi tre anni dalla riapertura del Castello e alla luce dei risultati ottenuti, Lei ritiene che la scelta progettuale di investire sul suo restauro conservativo sia stata valida?

R – “Il Castello è uno dei monumenti più importanti per la città di Cosenza, di cui rappresenta in primis un luogo identitario. Prima dei lavori, la Struttura non poteva essere fruita dai cittadini, ma adesso, finalmente, è diventato non solo un prezioso bene storico che è stato restaurato e messo in sicurezza, ma anche un contenitore in cui si svolgono tanti eventi culturali, grazie ai quali tanti turisti hanno l’opportunità di visitarlo. Inoltre, l’intera opera è stata l’occasione per il recupero dell’area circostante al Castello, precedentemente abbandonata causa di non pochi problemi di sicurezza urbana e sociale.”
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